Il 14 giugno 2012 si è svolto il primo consiglio comunale dell’era Pizzarotti. Era una città politicamente diversa. Eravamo arrivati ad espugnare il Municipio sull’onda del Movimento 5 Stelle che cresceva e Parma era diventata la Caporetto del bipolarismo che tentava faticosamente di consolidarsi. Quei giorni li ho ancora scolpiti nitidi nella mia mente e mi fa un certo effetto pensare che siano già passati nove anni.
La nostra vittoria è stata accompagnata da sentimenti contrastanti di entusiasmo e scetticismo. Si percepiva però forte anche un atteggiamento ai limiti dello scherno da parte dei politici di lungo corso: “non dureranno due anni” disse uno degli ex candidati a Sindaco. Ci sentivamo soli in quel palazzo, avevamo noi stessi un senso di diffidenza verso tutti. Credo fosse normale, arrivavamo alla guida di un Comune non solo devastato dal punto di vista economico e sull’orlo del fallimento, ma profondamente ferito nella sua dignità a causa degli scandali che lo avevano travolto.
In quel contesto si svolse quel primo Consiglio Comunale. Fu in quell’occasione che ebbi a che fare per la prima volta con i dipendenti del servizio Cerimoniale del Comune di Parma e ne rimasi colpito. Avevano un rispetto verso tutti noi che rendeva palpabile il rispetto verso le Istituzioni, il ruolo che ricoprivamo e la sua “sacralità” (mi sia concesso il termine) all’interno dell’agorà. Un senso delle Istituzioni che è andato in buona parte perso in questi anni, in cui il ruolo dei rappresentati dei cittadini è stato oltremodo svilito, talvolta per cause imputabili ai rappresentati stessi. Le Istituzioni però sono la rappresentanza dei cittadini e rispettarle significa rispettare i cittadini stessi.
Queste cose le ho imparate anche lavorando accanto ai dipendenti del Cerimoniale del Comune. Non me ne vogliano gli altri, ma non posso non citare Irene che guida il servizio e Alessandro che dopo quasi 40 anni di lavoro per il Comune di Parma va in pensione. Alessandro è stato anche il custode del Municipio ed è proprio pensando al suo pensionamento che ho maturato le riflessioni che ho voluto condividere con tutti voi. E devo anche ringraziarlo per avermi insegnato il valore della fascia tricolore: ogni volta era una discussione perché io preferivo metterla solo nelle occasioni più formali, ma lui mi ha spiegato il significato di quel simbolo e il fatto che indossandola sia presente non solo “Marco”, ma un rappresentante del Sindaco e quindi di tutta la città.