Cos’è la vita?
Lo so, è una domanda difficile. Penso che se ognuno di noi provasse a dare una definizione questa non si rifarebbe tanto all’aspetto scientifico della cosa (il cuore che batte ad esempio), ma piuttosto a ciò che la vita rappresenta: emozioni, legami, attimi indimenticabili, desideri. Se così è possiamo dire che smette di essere vita non tanto quando il cuore smette di battere, ma quando non siamo più in grado di vivere attimi indimenticabili, di stringere legami e condividere esprienze, non siamo in grado di provare alcuna gioia, ma al contrario solo una perpetua sofferenza.
E’ questa la condizione in cui sono costrette tante persone che non possono fare altro che aspettare che tutto ciò abbia fine. Quando ci si ritrova in quella condizione in cui si è stesi in un letto di ospedale, non si è in grado di muoversi e il mondo diventa una stanza, quando non si è in grado di mangiare e il piacere del cibo diventa un lontano ricordo, quando non si è neanche in grado di dire “ti voglio bene” a chi ci sta vicino nel tentativo di alleviarci tutto quel dolore, ebbene, in Italia, non si ha il diritto di scegliere.
Negare il diritto a morire senza sofferenza vuol dire costringere chi si trova in quella condizione a farlo nell’illegalità, con la complicità di qualche medico che abbia così tanta sensibilità da rischiare in prima persona pur di alleviare quella sofferenza. Legalizzare l’eutanasia non significa incentivare tale pratica, ma permettere a chi prova quel dolore di decidere. Legalizzare l’eutanasia significa dire che c’è un limite oltre il quale lo Stato non può imporci di continuare a soffrire. Oltre quel limite solo noi stessi possiamo scegliere se andare avanti o meno.
Non vi sono motivi per non legalizzare. Chi è contro l’eutanasia, potrà, qualora dovesse trovarsi in quella dolorosissima situazione, decidere di andare avanti. Esattamente come chi è contrario all’aborto può scegliere di non abortire. Ciò che non è più accettabile è che qualcuno decida sulla vita e sul dolore degli altri.
E’ arrivato il momento di legalizzare l’eutanasia e se il parlamento non ha il coraggio di farlo lo faremo noi, tutti insieme, con un referendum. Servono 500.000 firme e ho decido partecipare alla raccolta personalmente. Per firmare contattami in uno qualsiasi dei miei canali social, oppure puoi trovarmi con gli amici di Effetto Parma la sera di martedì 13 luglio al “Cubo” di via Spezia, nei prossimi vi darò maggiori dettagli.