In queste ultime settimane l’invasione Russa in Ucraina ha occupato giustamente le prime pagine di tutti i giornali. La condanna alla guerra voluta da Putin è stata trasversale e quasi unanime. Vi sono invece opinioni più controverse sul comportamento della Nato e più in generale sul ruolo che assume oggi, a ormai 70 anni dalla sua fondazione e oltre 30 dall’abbattimento del muro di Berlino.
Che la Nato abbia allargato il suo raggio d’azione è un fatto, ma è altrettanto oggettivo che l’adesione è stata una libera scelta dei singoli Stati. Sarebbe ingenuo pensare che la Nato non abbia influenzato in alcun modo i cambiamenti che hanno portato in Ucraina ad un Governo che guardava più ad occidente che ad oriente. Ma allo stesso tempo il risultato elettorale con cui Volodymyr Zelens’kyj è arrivato alla guida del Paese è stato troppo netto per pensare che non incarni in alcun modo la volontà popolare.
Il quadro è complesso, sicuramente più di quanto possiamo comprendere da migliaia di chilometri di distanza. Ci sono dei principi che però non sono derogabili e delle azioni non sono mai giustificabili. Non è in alcun modo giustificabile la violenza perpetuata dalle forze armate russe nei confronti dei civili Ucrani. Non lo giustifica neanche il fatto che per l’Ucraina combatta il gruppo militare Azov che si richiama esplicitamente al nazifascismo.
I civili che subiscono un’invasione sono sempre vittime e lo sono indipendentemente dalla latitudine, dal colore della pelle, dal grado di democrazia del loro paese. Sono vittime gli Ucraini e vanno certamente aiutati. La mobilitazione che sta avvenendo in questi giorni è un segnale positivo che arriva dal nostro Paese. Sarebbe auspicabile la stessa reazione ogni volta che nel mondo dei civili vengono uccisi da operazioni militari come è avvenuto nel recente passato in diversi paesi di Africa e Medio-Oriente. Quando dei civili muoiono non esistono “ma”. Un civile che muore non ha mai colpa.